Eccoci giunti alla fine dell’anno! Prima di fare l’elenco dei buoni propositi (è diventato obbligatorio da quest’anno vero?) è anche giusto tirare le somme dell’anno appena trascorso. Come qualcuno di voi saprà, questo è stato per me un anno di cambiamento in cui sono passato (a marzo) da lavoratore dipendente a libero professionista. Ora che ho una visione un po’ più chiara di entrambi i mondi ho pensato di analizzare quali sono i pro e contro per un freelance in ambito digital rispetto ad un lavoratore dipendente.
In questo articolo non troverete la mia opinione sul fatto se sia meglio lavorare come libero professionista o come dipendente, semplicemente cercherò di fare un’analisi, sulla base delle mie esperienze, sui vari aspetti che riguardano il lavoratore freelance, sperando di fare cosa utile per altri che stanno valutando di fare lo stesso passo.
Come sapete mi occupo di sviluppo software e di progetti di innovazione, quindi mi sento abbastanza confidente nell’espandere l’audience di questo articolo a tutte le persone che lavorano in ambito digital o come consulenti.
Chi lavora in ambiti completamente diversi (come per esempio nel commercio, nell’agricoltura o nella medicina) potrà riscontrare dei punti in comune con ciò che descrivo in questo articolo ma reputo che siano contesti troppo differenti per essere paragonati.
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Questione di attitudine
Come vi ho appena anticipato, non si può stabilire se è meglio lavorare come libero professionista o come dipendente, perché è principalmente una questione soggettiva e dipende dal carattere e dall’attitudine di una persona.
Si possono ottenere soddisfazioni lavorative e successo sia come lavoratore dipendente sia come libero professionista e, allo stesso modo, entrambe le figure possono incorrere in rischi e devono assumersi responsabilità nello svolgimento della propria attività lavorativa.
Inoltre, questa attitudine può anche essere influenzata dal periodo di vita in cui si trova una persona. Una retribuzione fissa ed un contratto a tempo indeterminato possono fornire garanzie e sicurezza quando una persona sta sostenendo delle grosse spese su un lungo periodo. Mentre chi invece sta vivendo un periodo in cui non ha particolari impegni economici la stabilità che può fornire un lavoro da dipendente può passare in secondo piano.
In ogni caso, per chi lavora in ambito digital, nel pratico il lavoro vero e proprio è pressoché simile. Se sei uno sviluppatore devi scrivere codice sia come libero professionista sia come dipendente. Quello che cambia sono una serie di elementi al contorno che devono però essere presi in considerazione qualora si decidesse di diventare un lavoratore autonomo.
Vediamo ora quali sono questi elementi.
Trovarsi il lavoro
Innanzitutto c’è una bella differenza tra il dire ed il fare. Se state pensando “mi piacerebbe fare il libero professionista” sappiate che nella pratica ci sono una serie di cose da fare per potere effettivamente lavorare, che non si scoprono finché non si lascia il lavoro da dipendente (sembra una frase retorica ma se mai proverete vi accorgerete che è così :D).
Per prima cosa bisogna essere competenti in qualcosa e bisogna trovarsi il lavoro. Se non si hanno lavori da fare non si ha una retribuzione ed è praticamente come essere disoccupato, solamente con una partita iva aperta.
Chi lavora come dipendente quando arriva al lavoro solitamente gli viene indicato da qualcuno su che cosa deve lavorare. Chi decide di fare il libero professionista deve trovarsi da solo dei clienti e, prima di iniziare, deve avere chiaro quale sia il suo modello di business e quale siano i prodotti e servizi che può offrire ai suoi potenziali clienti.
Ci sono varie modalità di lavoro per un libero professionista, di seguito le principali:
- Contratto
- Chiamata
- Progetto
Un lavoratore freelance può sposare una o più di queste modalità di lavoro, proviamo ad analizzare ognuna di queste per scoprirne le caratteristiche.
Lavoro a contratto
Eh ma è pieno di offerte di lavoro per lavoratori freelance, vuoi che non riesca a trovare del lavoro! Poi io sono più bravo degli altri :))
È vero, ci sono tantissime offerte di lavoro a contratto per lavoratori autonomi, generalmente hanno una durata di 6 mesi o un anno e possono risultare vantaggiose sia per il datore di lavoro sia per il lavoratore. Tendenzialmente occupano 2-3 giornate di lavoro a settimana, ma possono anche essere a tempo pieno sui 5 giorni lavorativi.
Per l’azienda è vantaggioso perché sa quanto spende e per quanto tempo, per il lavoratore autonomo può fornire un carico di lavoro misurabile sull’anno, permettendogli quindi di avere visibilità sulle entrate dei prossimi mesi.
Per chi decide di non occupare tutti e 5 i giorni con un solo cliente ha varie possibilità per occupare le giornate restanti:
- trovare un altro cliente che gli occupi le altre 3-2 giornate
- portare avanti progetti personali
- andare a spasso perché guadagna già abbastanza con quelle 2-3 giornate
Questa modalità di lavoro è molto simile a quella del lavoratore dipendente, con le seguenti differenze:
- se sei ammalato e non puoi andare al lavoro non vieni pagato
- non hai giorni di ferie pagate, né tanto meno TFR e benefit aziendali
- se commetti un errore rischi di pagarlo direttamente a tue spese (nel senso che o non vieni pagato per il lavoro svolto oppure puoi addirittura pagare delle penali qualora fossero definite nel contratto). Ovviamente la possibilità che si verifichi questo dipende dalla complessità degli incarichi che si accettano di assumere che solitamente è proporzionale al prezzo che viene proposto.
- Hai il vantaggio di potere cambiare datore di lavoro ogni 6/12 mesi, ma ormai con la quantità di offerte in ambito digital questo vantaggio ce l’hanno anche i lavoratori dipendenti
Morale della favola, se avete lasciato il lavoro dipendente per lavorare esclusivamente a contratto probabilmente vi conviene tornare a lavorare come dipendente, i vantaggi e le garanzie dal punto di vista contrattuale sono decisamente maggiori.
Lavoro a chiamata
Io vengo dal mondo della consulenza e ho un sacco di contatti in varie aziende, potrei continuare a fare consulenza a chiamata!
Per chi viene dal mondo della consulenza è consuetudine lavorare a chiamata, quando il cliente ha bisogno. Questa tipologia di lavoro ha sia aspetti positivi sia aspetti negativi.
Solitamente il cliente chiama per esigenze puntuali e si riescono a concordare insieme alcune giornate all’interno delle quali il lavoro può essere svolto. Essendo qualcosa di specifico si può richiedere un prezzo (a giornata) più alto e molto spesso si tratta di lavori in cui devono essere effettuate analisi e prese decisioni insieme al cliente, mettendo a disposizione la propria esperienza e competenza per affrontare uno specifico problema.
In questo caso risulta però complicato pianificare ed organizzare il lavoro, specialmente perché diventa necessario avere più clienti al fine di saturare le giornate di lavoro.
A meno che non si riesca a stabilire con il cliente degli incontri periodici all’interno di un progetto più ampio, si incontra la difficoltà di prevedere quando il cliente ha bisogno oppure di dovere soddisfare tanti clienti in un periodo ristretto, rischiando di avere agende troppo affollate e di saltare più volte da un progetto all’altro all’interno della stessa giornata.
Quando sei un lavoratore autonomo la gestione del cliente porta con sé un impegno aggiuntivo che va al di fuori del lavoro per cui vieni retribuito. Per questo motivo avere tanti clienti che ti fanno lavorare poco è un rischio che ti porta ad avere più costi (tempo di gestione non fatturabile) che guadagni.
Questa tipologia di lavoro, a mio parere, può andare bene se viene affiancata ad altri lavori a contratto o a progetto, al fine di riuscire ad affiancare lavori di durata più lunga ad esigenze estemporanee o pianificate dei clienti.
Lavoro a progetto
Sì ma io ho lasciato il lavoro da dipendente perché volevo costruire qualcosa di mio, vorrei trovare progetti direttamente sui clienti finali e gestire il lavoro da solo.
Alcune persone che decidono di lavorare come liberi professionisti lo fanno perché hanno maturato l’interesse a creare una propria realtà che possa eventualmente evolvere in un’azienda. Aprire direttamente un’azienda è un salto che bisogna fare se si è consapevoli di avere già un certo volume di clienti oppure un prodotto pronto da lanciare su un mercato già validato. Quindi, diventare freelance rappresenta un buon passo intermedio verso quella direzione.
In questo caso iniziare a cercare progetti direttamente su clienti finali è un modo per acquisire un certo carico di lavoro su un determinato periodo. Ovviamente è necessario partire con progetti alla propria portata in termini di durata e di complessità, senza fare il passo più lungo della gamba.
Le aziende clienti prendono in considerazione i liberi professionisti perché ovviamente possono offrire un prezzo più competitivo rispetto ad un’azienda più strutturata, avendo meno costi.
Una volta che si vende un prodotto ad un cliente solitamente bisogna garantire anche assistenza, manutenzione e sviluppi futuri, cosa che permette di prevedere altre entrate sul lungo termine ma che impegna a garantire un determinato servizio nel tempo.
In questa tipologia di lavoro il libero professionista si trova ad offrire tutto quello che offre un’azienda (analisi, progettazione, sviluppo, consegna, validazione e assistenza) e viene preparato a quello che si può aspettare qualora decidesse di continuare verso quella direzione.
Facendo vari progetti in un certo ambito permette di ottimizzare la fase di sviluppo e a volte può aiutare nel delineare un certo tipo prodotto di cui altri potenziali clienti potrebbero avere bisogno. Questo potrebbe dare la spinta per fare un ulteriore passo, cercare altri collaboratori e decidere di aprire un’azienda.
Un esempio che porta verso questa direzione potrebbe essere dato dal riuscire ad acquisire progetti molto grandi, una volta che si ha dimostrato al cliente le proprie competenze. Questi permettono di pianificare la quantità di lavoro su un certo periodo e di decidere di cercare altre persone disposte a collaborare sul progetto.
Quanto farsi pagare?
Un lavoratore dipendente sa qual è il suo stipendio fisso e se ha a disposizione eventuali benefit o premi basati sui risultati. Un lavoratore autonomo deve stabilire da solo quale sia il suo obiettivo economico di fatturato sull’anno e, in seguito, deve cercare di raggiungerlo.
Se si lavora a chiamata o a contratto, solitamente, le tariffe (a giornata) sono abbastanza consolidate in ogni settore e variano in base alla complessità del lavoro che deve essere svolto ed eventualmente all’esperienza.
In poche parole è il mercato a fare il prezzo, sta al singolo stabilire in base al proprio obiettivo se vale la pena o meno lavorare in quello specifico settore.
Qualora invece si decidesse di lavorare a progetto è necessario stimare un budget dei tempi e costi per la realizzazione del progetto, quantificare un proprio prezzo a giornata e stabilire quindi l’offerta da proporre al cliente. Nel fare questo bisogna ovviamente valutare eventuali rischi che si possono incontrare nella fase di realizzazione e che potrebbero quindi allungare i tempi.
Il processo di stesura di un budget non è mai semplice, stare troppo larghi porta a progetti con prezzi fuori mercato, stare troppo stretti porto al rischio di sbagliare e lavorare ad un prezzo troppo basso rispetto al proprio costo standard. Il mio consiglio è di tenere monitorato lo stato di avanzamento dei progetti per verificare l’aderenza effettiva del tempo impiegato rispetto al tempo previsto, al fine di fare tesoro di eventuali errori.
È comunque un’abilità che si affina all’aumentare dei progetti svolti ed ovviamente risulta più complesso se ogni progetto su cui si lavora è differente rispetto al precedente, sia per il tipo di settore sia per le tecnologie scelte.
Ovviamente questo è un buon modo per stabilire un’offerta economica ma bisogna sempre considerare che un cliente acquisterà un certo prodotto o servizio sulla base del valore che questo ha per lui. Se qualcosa è molto difficile da sviluppare avrà un costo alto ma se per il cliente non avrà grande utilità allora gli attribuirà un valore basso e quindi non accetterà l’offerta.
Viceversa qualcosa che per il cliente è di vitale importanza ma che è facile da sviluppare avrà un costo basso per il freelance e potrà essere venduto ad un prezzo maggiore. Ovviamente nel fare questo c’è sempre da prendere in considerazione la concorrenza, quindi non si può sperare di fare prezzi troppo alti a meno che ovviamente non si è gli unici a sviluppare quello specifico prodotto, allora si ha un vantaggio di mercato.
Gestione fiscale
Un lavoratore dipendente non deve preoccuparsi della gestione fiscale dato che l’azienda per cui lavora se ne occupa per lui. Questo aspetto può preoccupare chi decide di fare il salto nel mondo dei lavoratori autonomi (o per lo meno preoccupava un po’ me prima di cominciare :)).
Ad oggi la gestione fiscale è sicuramente più alla portata rispetto a qualche anno fa grazie a tanti servizi online che permettono di farsi una panoramica e semplificare il lavoro. Farsi seguire da un commercialista (o da chi offre un servizio equivalente) permette di gestire con semplicità questo ambito.
Questo non vuol dire che sia una cosa da sottovalutare, ci sono tante cose da imparare e se non si hanno conoscenze pregresse in ambito fiscale può risultare complesso all’inizio.
Quello che intendo dire è che una volta trovato qualcuno di fiducia che vi sappia indirizzare verso la configurazione più adatta al vostro tipo di lavoro e vi fornisca l’impostazione iniziale la gestione fiscale diventa un’operazione di routine.
Ci sono tanti servizi online che facilitano la gestione delle fatturazione e se si decide di adottare la fatturazione elettronica risulta ancora più semplice gestire il rapporto con i clienti.
Orari e luogo di lavoro
Che bello quando sei un libero professionista puoi lavorare dove vuoi quando vuoi
Quando lavori come libero professionista non sei soggetto alle regole stabilite da un’azienda in merito ad orari e luogo di lavoro. Questo può risultare sia un vantaggio sia uno svantaggio ed è un aspetto che bisogna imparare a gestire se si vuole acquisire una routine lavorativa efficiente.
Ad oggi tante aziende hanno deciso di adottare orari flessibili e remote working quindi, rispetto a qualche anno fa, anche il lavoratore dipendente può avere una maggiore libertà.
Il lavoratore autonomo può organizzare come crede la propria giornata lavorativa ma deve essere in grado di trovare un giusto equilibrio tra lavoro e tempo libero. Trovarsi il sabato sera a lavorare perché non si ha altro di meglio da fare può essere un modo produttivo per investire il tempo libero ma si rischia poi di non distinguere più quando si sta lavorando e quando no.
In ogni caso il libero professionista deve tenere in considerazione le esigenze dei propri clienti.
Ma perché non vai a lavorare da una spiaggia alle Canarie tu che potresti?
A meno che il proprio lavoro non sia gestibile totalmente online è necessario rendersi disponibili per i clienti per cui si lavora. Questo significa sapere che se c’è da gestire qualche emergenza c’è bisogno di presentarsi dal proprio cliente in tempo utile.
Il mio consiglio è comunque quello di ritagliarsi un determinato periodo durante la giornata da dedicare al lavoro e di farlo diventare una routine in modo da migliorare la propria produttività.
Lo stesso discorso vale per gli appuntamenti e le sessioni di lavoro con i clienti, se si riescono a stabilire dei giorni ed orari fissi durante la settimana si riesce ad organizzare al meglio la propria attività lavorativa.
C’è anche da considerare che è importante trovare del tempo per attività propedeutiche al proprio lavoro come:
- formarsi sulle nuove tecnologie e studiare nuovi possibili prodotti da offrire
- trovare potenziali clienti e potenziali lavori (magari con questo approccio)
- farsi pubblicità e gestire le pubbliche relazioni (tipo tenere un blog)
Side-projects
Inoltre il libero professionista può decidere di dedicare del tempo a progetti personali che potrebbero evolvere in business. Ovviamente questo può essere fatto anche da un lavoratore dipendente ma, sulla base della mia esperienza personale, portare avanti un side-project mentre si ha già un lavoro da 40 ore settimanali è decisamente complesso e non può essere perpetrato per lunghi periodi di tempo.
Essere un libero professionista può permetterti di ritagliare sulla settimana lavorativa un certo periodo di tempo da dedicare esclusivamente a questi progetti, andando ad incrementare sempre più questo tempo qualora i progetti raggiungano la maturità adeguata per diventare attività imprenditoriali.
Rapporto con collaboratori
Un lavoratore dipendente ha dei colleghi con i quali condivide il lavoro. Questo influisce sia per gli aspetti di socialità sia nello svolgimento del lavoro stesso, come la suddivisione degli incarichi o la possibilità di richiedere supporto qualora si incontri qualche difficoltà.
Un lavoratore autonomo, nella maggior parte dei casi, lavora da solo. Questo è un aspetto importante da non sottovalutare qualora si decidesse di passare da lavorare in azienda a lavorare come libero professionista.
Il lavoro è totalmente a carico proprio, così come le responsabilità dello stesso, e non ci si può avvalere di colleghi di fronte a difficoltà o ad altre situazioni particolari. Certo, si può fare sempre riferimento ad amici o conoscenti, sia per affrontare complessità tecniche che non si è in grado di risolvere da soli sia per comprendere come approcciare altre situazioni riguardanti aspetti di gestione dei clienti o fiscali.
Talvolta i liberi professionisti tendono ad unirsi tra loro e a gestire i lavori tra più persone, questa configurazione permette di affrontare insieme sia grossi carichi di lavoro sia situazioni complesse, ma richiede comunque uno sforzo di coordinazione tra soggetti indipendenti tra loro che comunque non è banale.
Il passaggio da un lavoro come dipendente ad un lavoro autonomo da casa e senza colleghi influenza anche la sfera della socialità e questo è un aspetto che ha la sua rilevanza soprattutto a livello mentale.
Tutta l’infelicità degli uomini deriva da una sola causa, dal non sapere starsene da soli nella propria camera
Blaise Pascal
Per affrontare questo aspetto si può valutare di affittare una scrivania in uno spazio di co-working oppure condividere un ufficio con altri liberi professionisti. Questo può comportare ulteriori vantaggi e sinergie e creare possibili collaborazioni.
In conclusione
Scrivendo questo articolo mi sono reso conto di due cose (sì, dopo ogni articolo che scrivo imparo qualcosa anche io):
- Il lavoro del libero professionista ha tantissime configurazioni e sfumature possibili
- Le differenze tra il lavoro da dipendente ed il lavoro freelance sono molto più profonde di quello che sembrano ad un primo impatto
Come avete potuto notare per ogni aspetto considerato ci sarebbero ancora tante cose da dire, spero di avere toccato tutti i punti principali che permettano a chiunque sia interessato a valutare questo passaggio di analizzare i pro e i contro tra queste due categorie lavorative.
Ora spero sia più chiaro comprendere che non esiste una categoria migliore rispetto all’altra ma che dipende tutto da cosa si vuole ottenere dal proprio lavoro e da quale modo si sceglie per raggiungere quel determinato obiettivo. In base alla propria attitudine si deciderà di propendere verso la configurazione più adatta per se stessi.
Qualora ci fossero delle curiosità ulteriori o degli argomenti che vi piacerebbe approfondire vi invito a scrivere nei commenti o a contattarmi in privato per qualsiasi domanda o per un confronto!
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Bell’articolo Marco😊