Play to earn: guadagnare giocando nel web3

Dopo il mio articolo introduttivo sul web3 ho pensato di approfondire l’argomento play-to-earn, ovvero uno dei trend in maggiore crescita nell’universo blockchain.

In questo articolo voglio parlarvi di:

  • che cosa è il play-to-earn
  • qual è il modello di business su cui si basa
  • quali altre opportunità potrebbero nascere

Se ancora non sapete cosa è il web3 o se volete capirci qualcosa in più vi invito a recuperare l’altro mio articolo che risulta propedeutico per la comprensione di alcune tematiche affrontate nel prosieguo di questo articolo.

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Modelli di business nell’industria videoludica

Innanzitutto bisogna chiarire che produrre e mantenere un videogioco richiede tempo e soldi (tanti) e le aziende che lo fanno di mestiere, in quanto tali, hanno come scopo il profitto.

Facendo un piccolo passo indietro cerchiamo di analizzare l’evoluzione nel tempo delle modalità con cui queste aziende hanno generato dei guadagni.

Prima di internet i videogiochi per computer e console venivano venduti negli store fisici, avevano un determinato prezzo e contenevano l’intero gioco all’interno del supporto fisico. Le aziende guadagnavano per il numero di copie che venivano vendute.

Negozio di videogiochi
Negozio di videogiochi

Con la diffusione di internet, dopo la metà degli anni 2000, questo modello di business si è mantenuto ed è stato affiancato da altri, come per esempio il modello ad abbonamento dove viene pagata una sottoscrizione mensile per continuare a giocare ad un gioco e l’utente non arriva a possedere mai del tutto il gioco.

L’arrivo della tecnologia mobile ha ribaltato ancora una volta il paradigma, introducendo il modello di business free-to-play, dove il giocatore può giocare gratuitamente e le aziende guadagnano principalmente grazie all’advertising e agli acquisti all’interno del gioco.

Questo modello si è diffuso in seguito anche sui videogiochi per computer e console, ne sono un esempio Fortnite e League of Legends, giochi in cui non è necessario pagare per giocare ma è possibile ottenere accessori aggiuntivi facendo acquisti all’interno del gioco.

Tantissimi giocatori, un po’ per emulazione e un po’ per tendenza, hanno speso tempo/soldi per vincere/acquistare accessori all’interno di questi giochi (Fortnite nel 2020 ha fatturato circa 5 miliardi $, meno male che era free).

Il problema principale per i giocatori, dovuto a questo modello di business e ai limiti del paradigma del web 2.0, è che il valore che hanno generato, giocando o facendo acquisti, non è riutilizzabile all’esterno della piattaforma stessa.

Certo è sempre possibile rivendere il proprio account per soldi ma in ogni caso non si può esportare dalla piattaforma i beni collegati al proprio account.

Sorge spontaneo chiedersi:

è possibile per il giocatore ottenere qualcosa in più dai videogiochi?

Cosa è il play-to-earn?

È l’ultima invenzione dell’industria videoludica che stravolge tutti i precedenti modelli di business: il giocatore può guadagnare giocando e questo è reso possibile grazie al web3 e alla tecnologia blockchain su cui questi giochi sono sviluppati e distribuiti.

La chiave di questo modello di business risiede nel fatto che gli asset guadagnati all’interno del gioco sono token certificati su una blockchain e i giocatori, giocando, acquisiscono la proprietà dei token stessi oltre che di questi asset.

A questo punto ci si potrebbe chiedere:

Come può sostenersi un’azienda che distribuisce valore ai propri utenti?

Distribuire valore ai proprio giocatori è un incentivo che le aziende sfruttano per attirare utenti sul proprio gioco, l’incremento degli utenti porta ad un aumento della domanda di questi token che si traduce in un aumento del valore dei token stessi, posseduti sia dai giocatori sia dagli sviluppatori del gioco.

Questi token, che possono essere sia criptovalute sia NFT, sono rivendibili poi sui vari exchange de-fi (decentralized finance) e sono convertibili quindi nuovamente in valute fiat.

Attenzione, non tutti i giochi play-to-earn sono gratuiti, alcuni di questi richiedono di acquistare degli asset iniziali con i quali poter effettivamente giocare e generare altri asset.

Tendenzialmente i giocatori possono rientrare del loro investimento iniziale dopo qualche mese, ma se ci pensate è sicuramente un grande passo avanti rispetto allo stato attuale.

I soldi (e il tempo) versati in Fortnite, quando un utente smette di giocare, finiscono in un buco nero (o meglio nelle tasche dei proprietari). Per i giochi che adottano il modello play-to-earn è sempre possibile rivendere i propri asset e ricevere un guadagno.

Figo no?

L'effetto che il play-to-earn ha sulla gente
L’effetto che il play-to-earn ha sulla gente

Caratteristiche del play-to-earn

Vediamo alcune caratteristiche dei giochi che adottano questo modello di business:

  • I giochi sono pubblicati sulla blockchain, ottenendo tutti i vantaggi della decentralizzazione
  • Il codice sorgente è generalmente open-source, chiunque può fare un fork per introdurre modifiche al gioco
  • le aziende che li producono sono strutturate come delle community-owned Decentralized Organization
  • I giocatori entrano a far parte della governance, avendo il diritto di votare sulle decisioni inerenti
  • I giocatori possono ottenere beni rivendibili su cui hanno diritto di proprietà
  • gli sviluppatori hanno a disposizione un nuovo modello di business che gli permette di essere più attrattivi verso i giocatori
  • gli sviluppatori ottengono un maggiore allineamento con i giocatori

Axie Infinity

Axie Infinity è uno dei giochi play-to-earn che sta riscuotendo maggiore successo ed è stato lanciato ad inizio 2020 da Sky Mavis, un’azienda vietnamita. Nell’ultimo mese sono stati registrati circa 2,5 milioni di utenti attivi.

Gli Axie sono dei mostriciattoli che un utente può acquistare, allevare e fare combattere tra di loro in un gioco di carte che ricorda un po’ i Pokèmon (per lo meno a noi nostalgici).

Axie Infinity gameplay play-to-earn
Axie Infinity gameplay

Per iniziare a giocare l’utente deve possedere almeno 3 Axie (valore medio 200$) che può acquistare oppure prendere in affitto da altri giocatori che non li utilizzano.

Gli Axie sono degli NFT e attraverso le battaglie i giocatori guadagnano Small Love Potions ($SLP) una criptovaluta necessaria per allevare gli Axie. Entrambi questi token possono essere convertiti in monete fiat, permettendo ai giocatori di raggiungere un guadagno medio di circa 300-400 $ al mese.

Nei paesi in cui il costo della vita è basso (es: Filippine) oppure ci sono enormi problemi di inflazione (es: Venezuela) ci sono persone che hanno lasciato il lavoro per giocare a tempo pieno ad Axie Infinity, perché gli conviene economicamente.

Axie Infinity si basa su Ronin, una blockchain derivata da Ethereum, che risolve i problemi legati agli alti costi di transizione di Ethereum. Questo ha permesso ai giocatori di scambiare a basso costo gli asset guadagnati nel gioco.

L’azienda che sviluppa Axie Infinity si aspetta un fatturato superiore ad 1 miliardo di $ per il 2021.

Altri esempi

  • Decentraland: un mondo virtuale posseduto dai suoi utenti
  • The Sandbox: una piattaforma community-driven che permette agli utenti di monetizzare i propri asset
  • Sorare: fantacalcio basato su blockchain
  • Zed Run: corse di cavalli virtuali (LOL)
  • Illuvium: un gioco AAA (ndr con alti costi di sviluppo) di combattimento tra mostri
  • Star Atlas: un complesso gioco strategico di esplorazione spaziale

Ce ne sono tantissimi altri, basta solo cercare!

Evoluzione e opportunità del play-to-earn

I giochi play-to-earn svilupperanno delle economie interne molto complesse che permetteranno agli utenti di inventare nuovi metodi di guadagno. Questo aspetto dovrà essere tenuto monitorato dagli sviluppatori che rischiano di vedere delle deviazioni rispetto al loro progetto iniziale. Per approfondire l’argomento ho trovato interessante questo articolo sull’economia di Axie Infinity.

Inoltre questo trend potrà generare delle intersezioni tra mondo reale e mondo virtuale, ad esempio il token $SLP di Axie Infinity viene già accettato come metodo di pagamento per certi prodotti/servizi.

Il play-to-earn permette anche di acquisire una base di conoscenza in ambito de-fi diventando un canale di accesso per imparare a gestire i propri investimenti in criptovalute.

Altro aspetto positivo è dato dal fatto che gli NFT collegati a questi giochi hanno un’effettiva utilità (all’interno del gioco) che gli conferisce il valore a differenza degli NFT dell’arte digitale dove il valore è dato dalla scarsità e dall’autorevolezza di chi l’ha prodotto.

Questo modello di business ha già contagiato altri settori nel web3:

  • learn-to-earn: si sono già delineati servizi che permettono di guadagnare token imparando, ad esempio Coinbase paga i suoi utenti che decidono di seguire corsi relativi alle criptovalute. Questa tendenza porterà una grande rivoluzione nel mondo dei corsi online, consentendo di ottenere attestati di frequenza certificati su blockchain (e non banali pdf che potrebbero essere falsificati) e di elargire token agli utenti che seguono questi corsi.
  • engage-to-earn: ottenere valore in base all’utilizzo, per esempio il browser Brave consente di restituire all’utente dei token in base a quante pubblicità decide di visualizzare sulle pagine web.

In generale è sensato delineare un macro gruppo di modelli di business x-to-earn (sostituisci a x una parola in base alla tua fantasia :)), resi possibili grazie alla blockchain, che per rendersi sostenibili adottano l’approccio spiegato in questo articolo per il play-to-earn.

play-to-earn x-to-earn
play-to-earn <=> x-to-earn

Concludendo

Stiamo entrando in una di quelle fasi storiche che si presenta circa ogni 10-15 anni, dove l’innovazione tecnologica apre la strada a nuovi modelli di business (internet nel 2000~, tecnologia mobile nel 2010~, web3 nel 2020~).

Da sempre mi piace studiare e analizzare questi periodi che vedono i pionieri dell’innovazione ingegnarsi per trovare nuove tipologie di aziende, con la speranza che rispetto ai trend tecnologici precedenti questa volta si riesca a mettere gli utenti al centro, creando business sostenibili che garantiscono privacy e sicurezza e condividano il valore generato.

In questo articolo siamo scesi un po’ nel dettaglio sul play-to-earn, ovvero uno dei trend principali del web3. Questo mondo sta evolvendo quotidianamente mentre ne stiamo parlando, bisognerà continuare ad osservarlo per riuscire a capire quali saranno i prossimi passi e come si consolideranno questi trend.

Personalmente trovo questo argomento molto interessante ed in grado di fornirmi tantissimi spunti e, nonostante io sia un appassionato di videogiochi, non ci vuole molto per capire che questo trend abbia del potenziale che possa andare oltre rispetto al mondo dell’intrattenimento.

Spero di avervi fatto scattare qualche scintilla e sarò felice se vorrete condividerla nei commenti oppure contattandomi in privato per qualsiasi domanda o per un semplice confronto!

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Toplus

1 commento su “Play to earn: guadagnare giocando nel web3

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