“Uber. La storia più pazza della Silicon Valley” è un libro scritto da Mike Isaac, giornalista del New York Times che si occupa di notizie tecnologiche e che ha avuto modo di seguire da vicino il percorso del noto colosso dei trasporti.
Il libro racconta la storia di Travis Kalanick il geniale fondatore dell’azienda che con la sua energia, carisma e determinazione è riuscito a rivoluzionare il settore dei taxi e a conquistare varie aree geografiche a livello mondiale.
Nel libro vengono raccontate le difficoltà affrontate da Uber a livello legale e gli stratagemmi adottati, non sempre leciti, per riuscire a tutti i costi ad affermare il proprio servizio.
L’impeto del suo fondatore e quell’approccio goliardico da confraternita universitaria erano infusi nella “cultura” aziendale e ne erano un esempio le feste e i ritrovi aziendali che spesso sfociavano in eccessi.
Inoltre, l’azienda è stata oggetto di comportamenti poco etici sotto vari aspetti, come negli atteggiamenti nei confronti delle dipendenti femmine oppure nella gestione delle problematiche relative ai guidatori e i passeggeri.
Nonostante le mille difficoltà legali, etiche e le accuse della concorrenza il fondatore ha il merito di essere riuscito a creare un impero macinando ogni ostacolo che si trovava di fronte sfruttando ogni mezzo a sua disposizione grazie all’astuzia e alle competenze.
Kalanick, con più nemici che sostenitori, fu costretto ad abbandonare la guida di Uber nel 2017.
Scoprire la storia di Uber e di Kalanick mi ha lasciato un misto di meraviglia e disappunto, per la capacità di inventare da zero un servizio in grado di affermarsi come il più grande unicorno della Silicon Valley e per l’incapacità di condurre un’azienda, ormai affermata, con un approccio giusto ed etico e adottando una mentalità infinita.
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